La capacità di tollerare la perdita (che sia per una morte o per un abbandono) si basa su due convinzioni generali: la sofferenza e il dolore esistono e fanno parte della normalità; se questo è vero allora non occorre “immediatamente” eliminarli. È dall’accettazione di questi due principi che è possibile “elaborare il lutto” ossia raggiungere un benessere psicologico nonostante il dolore, le perdite e le sofferenze. Di fronte ad una perdita tristezza, rabbia, paura, senso di colpa, rimorso sono le emozioni che solitamente emergono, ma le modalità di espressione sono diverse da persona a persona. C’è chi piange, chi non riesce a farlo, chi urla, chi ha bisogno di parlare della persona mancata, chi invece preferisce stare in disparte… è importante tenerlo presente perchè sono tutte reazioni normali, che vanno accettate, rispettate e non giudicate. Anche il nostro corpo può mandarci dei segnali di disagio come palpitazioni, un senso di disorientamento, nausea, vertigini, sensazioni continue di svenimenti, irritabilità, disturbi dell’apparato gastrointestinale. Questo riguarda sia il momento in cui si viene a conoscenza dell’evento, sia il periodo immediatamente successivo, mentre si realizza ciò che è successo. Anche nei giorni seguenti l’accaduto, si possono presentare sintomi come il non aver voglia di mangiare, lo svegliarsi durante la notte, fare incubi, avere difficoltà a concentrarsi nello studio o nel lavoro. Inoltre, la forte reazione emotiva conseguente la perdita può far emergere il cosiddetto pensiero controfattuale che consiste nel credere che certi eventi avrebbero potuto svolgersi nel passato secondo uno schema preciso “se solo…allora..”; o affiorire le attribuzioni causali che si riferiscono alle motivazioni sul perchè la persona è deceduta e possono rifarsi o a cause interne “se l’è cercata” o esterne “era il suo momento”. Oltre a ciò si può cercare un “colpevole” per quello che è successo, denigrare il defunto oppure se stessi o terzi. In più i pensieri riguardanti la perdita possono diventare intrusivi, quindi venire alla mente in modo involontario e ripetuto. E’ di fondamentale importanza riuscire a liberare tutte le emozioni che abbiamo in quel momento. È difficile determinare il momento in cui è realmente terminato il dolore; la maggior parte delle persone sta meglio entro un anno dall’evento , ma quando la perdita è ingiustificata ed improvvisa , poco razionalizzabile, possono esser necessari anche 2-3 anni. Uno dei segnali del fatto che ciò è accaduto è che si riesca a guardare dietro di sé, verso il proprio passato, ricordando la persona che se n’è andata ed i momenti condivisi, con un affetto sereno e calmo, con pena, ma senza dolore.
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