La decisione di separarsi, in genere, viene presa perché si spera così di ottenere una qualità di vita migliore per sé, per il proprio partner e per i figli. La fiducia e la speranza di poter essere amati in un modo più corrispondente alle proprie aspettative, è spesso la base di questa decisione.
Si mette fine ad una situazione infelice solo se, più o meno consapevolmente, si ha fiducia nella possibilità di essere felici . La separazione di fatto prima e legale poi non coincidono necessariamente con la separazione emotiva dei coniugi, anzi spesso questi due processi si verificano in tempi diversi.
La separazione emotiva implica un processo che pone fine ai legami psicologici tra i due coniugi o che, comunque, li trasforma completamente.
Non sempre entrambi i partner riescono a fare questo passo. Può succedere che uno dei due elabori prima dell’altro il distacco ed è quindi più autonomo, mentre l’altro rimane emotivamente coinvolto e non riesce a superare quest’esperienza vissuta, nella maggior parte dei casi, come un fallimento personale, uno smacco o un affronto.
L’esperienza vissuta è molto simile a quella del lutto e si articola in varie fasi.
Quando l’elaborazione della separazione emotiva non è completa permangono il senso di colpa e la collera, che possono alimentare dinamiche conflittuali nocive per gli ex coniugi e per i figli.
Il legame disperante (Cigoli, 1999) assume diverse forme: in alcuni casi qualcuno nella coppia non può smettere di sperare in quel legame. Spesso in queste situazioni la fine del legame è intollerabile, il dolore non può essere affrontato poiché “l’oscura minaccia è quella di una condizione di vita infernale che prende forma in fantasmi di isolamento, estraniazione, marginalità riprovevole e pericolosissima” .
In altri casi invece uno dei due partner, “dovendo salvare a tutti i costi se stesso come capace di legame, non può che cercare di togliersi di dosso l’altro, di annullarne e distruggerne la presenza quale vero e proprio essere alieno, contagioso e persecutorio.
In tal caso si tratta si la fine del legame, ma lo si fa tramite modalità scissionarie e proiettive che cercano di cancellare e persino denegare la storia e la propria partecipazione alla stessa.”
Queste situazioni spesso degenerano in quello che viene definito “mobbing familiare”, prima, e nella “sindrome di alienazione genitoriale” (PAS) poi.
Le difficoltà che i coniugi incontrano nel separarsi li conduce a seguire un iter giudiziario che spesso non fa che aumentare il livello del conflitto.
Avvocati, consulenti di parte, accuse reciproche, vendette, querele, denunce, e in tutto questo caos i figli con i loro bisogni di legame, di sicurezza e di sostegno, spariscono sullo sfondo della scena.
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